A fare la parte del leone in questa corsa sfrenata a privatizzare con boe a pagamento e “illegittime” l’ex “mare nostrum” massese, l’Area Marina Protetta “Punta Campanella” , con gli ultimi presunti “abusivi” campi boe nel canale dell’Isca, con il posizionamento di blocchi di cemento sommersi, (una trentina in tutto, metà già agibili, quelli dei Galli, di Ieranto delle Mortelle.
E poi l’ultimo, in ordine cronologico, ad un privato in un complesso turistico balneare del litorale massese.
Il tutto, “abusivo”, leggendo il “Regolamento per la disciplina e gestione delle funzioni in materia di Demanio comunale” approvato in consiglio comunale il 18/05/2009 e modificato il 22/04/2016.
Ebbene in tale regolamento viene specificato fra l’altro che la “Concessione demaniale marittima può essere rilasciata per la gestione di stabilimenti elioterapici, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, esercizi commerciali, noleggio imbarcazioni e di natanti in genere, gestione di punti di ormeggio e di specchi acquei, solarium sulle scogliere e sui costoni,
ed all’articolo 7, “nelle more dell’approvazione del piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo (Pad), non è possibile rilasciare nuove concessioni demaniali marittime, nè provvedimenti ampliativi delle concessioni in essere salvo che in presenza di fenomeni naturali o ripascimento, con esclusivo riferimento alla profondità dell’area in concessione.
Ebbene il comune di Massa Lubrense è sprovvisto del “Piano di Utilizzazione delle Aree del Demanio Marittimo, (Pad)” da consegnare entro il 12 febbraio (è obbligatorio tra l’altro riservare il 30% delle spiagge ad uso pubblico) per poi essere approvato in Giunta, sottoposto a consultazione dei vari rappresentanti di attività sul territorio, e portato per l’approvazione in Consiglio Comunale.
Successivamente la delibera di approvazione del C.C. va inviata all’Assessore al turismo della Regione Campania che entro 150 giorni dà l’eventuale approvazione.
Un comune off shore, quindi, quello massese, con l’Amp”Punta Campanella”, allo sbando, con richiamo “alle armi” del vecchio pensionato direttore, con una determina di nomina di un lavoratore inquadrato in categoria C e fornito da decenni, contro legge, da un’Agenzia interinale, a direttore facente funzione, con un costo complessivo dell’incarico di ben 26mila euro (comprensivo di posizione organizzativa ed addirittura di mille auro per indennità di risultato) nell’attesa del bando del nuovo direttore.
Chi controlla il controllore?